I 21 indicatori che determinano i colori delle regioni italiane.

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Cosa sono i 21 indicatori?

Il 30 aprile 2020, quando l’Italia stava uscendo dalla fase più intensa della prima ondata della pandemia, il Ministero della Salute ha varato il decreto che stabilisce i 21 indicatori (contenuti nell’Allegato 10 del DPCM del 26 aprile 2020, vedi sotto), di cui 16 obbligatori e 5 opzionali. Questi sono finalizzati a stabilire in modo univoco e il più possibile oggettivo la fascia di rischio per ciascuna Regione e conseguentemente valutare le necessarie modulazioni nelle attività di risposta all’epidemia. Dalla settimana del 4-10 maggio 2020 si hanno report nazionali e regionali con i quali viene censita l’evoluzione dell’epidemia nel Paese e nelle Regioni, rilevando ogni variazione nella diffusione del virus. I dati vengono inviati alle Regioni dagli enti territoriali, che a loro volta li trasmettono al Ministero della Salute e all’Iss (Istituto Superiore della Sanità). Sulla base dei dati così raccolti vengono applicati degli algoritmi che, combinati, permettono di valutare settimanalmente il rischio per ogni Regione.

I 21 indicatori si suddividono in 3 categorie: la capacità di monitoraggio, la capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti, ed in ultimo, la stabilità di trasmissione e la tenuta dei servizi sanitari. Per ogni indicatore è definito un valore di soglia e di allerta. Gli indicatori del primo gruppo sono da considerarsi un prerequisito per le successive valutazioni: nel caso in cui le Regioni/PA non siano in grado di trasmettere dati sufficientemente completi e accurati, sono automaticamente classificate a rischio alto (rischio non valutabile ed equiparato a rischio alto).

ALLEGATO 10 del DPCM del 26 aprile 2020

I 21 indicatori individuati dal Decreto del Ministero della Salute si dividono in tre categorie:

  1. la capacità di monitoraggio,
  2. la capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti,
  3. la stabilità di trasmissione e la tenuta dei servizi sanitari.

QUALI SONO I 21 INDICATORI?

All’interno della prima categoria – la capacità di monitoraggio – rientrano:

  1. Numero di casi sintomatici notificati per mese in cui è indicata la data inizio sintomi/totale di casi sintomatici notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.
  2. Numero di casi notificati per mese con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla Terapia intensiva) in cui è indicata la data di ricovero/totale di casi con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.
  3. Numero di casi notificati per mese con storia di trasferimento/ricovero in reparto di terapia intensiva (TI) in cui è indicata la data di trasferimento o ricovero in Tl/totale di casi con storia di trasferimento/ricovero in terapia intensiva notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.
  4. Numero di casi notificati per mese in cui è riportato il comune di domicilio o residenza/totale di casi notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.
  5. Numero di checklist somministrate settimanalmente a strutture residenziali sociosanitarie (opzionale).
  6. Numero di strutture residenziali sociosanitarie rispondenti alla checklist settimanalmente con almeno una criticità riscontrata (opzionale).

Fra gli indicatori della seconda categoria – Capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti – rientrano:

  1. Percentuale di tamponi positivi escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il “re-testing” degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting (territoriale, pronto soccorso/ospedale, altro) per mese.
  2. Tempo tra data inizio sintomi e data di diagnosi.
  3. Tempo tra data inizio sintomi e data di isolamento (opzionale).
  4. Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale al contact-tracing.
  5. Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale alle attività di prelievo/invio ai laboratori di riferimento e monitoraggio dei contatti stretti e dei casi posti rispettivamente in quarantena e isolamento.
  6. Numero di casi confermati di infezione nella regione per cui sia stata effettuata regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti/totale di nuovi casi di infezione confermati.

Nella terza ed ultima categoria – Stabilità di trasmissione e tenuta dei servizi sanitari – rientrano:

  1. Numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni.
  2. Rt (indice contagiosità) calcolato sulla base della sorveglianza integrata Iss (si utilizzeranno due indicatori, basati su data inizio sintomi e data di ospedalizzazione).
  3. Numero di casi riportati alla sorveglianza sentinella Covid-net per settimana (opzionale).
  4. Numero di casi per data diagnosi e per data inizio sintomi riportati alla sorveglianza integrata Covid-19 per giorno.
  5. Numero di nuovi focolai di trasmissione (2 o più casi epidemiologicamente collegati tra loro o un aumento inatteso nel numero di casi in un tempo e luogo definito).
  6. Numero di nuovi casi di infezione confermata da Sars-CoV-2 per Regione non associati a catene di trasmissione note.
  7. Numero di accessi al Pronto soccorso con classificazione ICD-9 compatibile con quadri sindromici riconducibili a Covid-19 (opzionale).
  8. Tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva (codice 49) per pazienti Covid-19.
  9. Tasso di occupazione dei posti letto totali di Area Medica per pazienti Covid-19.

Rt cos’è?

Ultimamente si è sentito molto parlare dell’indice di contagiosità Rt che fa parte dei 21 indicatori, al n.14 dell’allegato soprariportato. L’indice di contagiosità è il numero che indica quante persone vengono contagiate da una sola persona, in media, in un certo arco di tempo dopo l’applicazione delle misure atte a contenere il diffondersi della malattia.

Con il DPCM del 3 novembre 2020 si è aggiunto un ulteriore strumento per la valutazione del rischio delle regioni che individua 4 livelli di rischio basandosi proprio sul valore di Rt.

  • Scenario 1: Rt <1 situazione di trasmissione controllata.
  • Scenario 2: 1 <Rt <1.25 situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa ma gestibile dal sistema sanitario.
  • Scenario 3: 1.25<Rt <1.5 situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa ma con rischi di tenuta del sistema sanitario.
  • scenario 4: Rt >1.5 situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario.

LINK UTILI:

In questo articolo abbiamo analizzato come avviene l’up grade e il down grade tra le diverse fasce delle Regioni.

A questo link il testo integrale del DPCM del 26 aprile 2020.

In questa sezione del sito della Regione Toscana troviamo le FAQ sulla normativa regionale.

Margherita Ciardi, Technical Department

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