Quando parliamo di sicurezza sul lavoro pensiamo all’insieme dei numerosi adempimenti normativi che coinvolgono, su diversi livelli, tutti i soggetti all’interno di una contesto lavorativo. In realtà il suo significato è più ampio poiché interessa ambiti sociali eterogenei.
La parola sicurezza si riferisce, infatti, alla percezione o condizione che deriva dall’assenza di pericoli (dal latino securus senza preoccupazioni, composto da se- privazione cura preoccupazione). È una parola usata spesso con significati diversi che nascono dalla medesima radice (per esempio in inglese si distinguono: il safety, misure o dispositivi finalizzati alla salvaguardia dell’incolumità personale; la security, insieme delle soluzioni atte a proteggere cose o persone da attacchi deliberati).
La sicurezza è, in definitiva, l’assenza oggettiva di preoccupazioni: in molti casi attribuita a situazioni o atteggiamenti ordinari e prevedibili, che solo di riflesso definiscono l’assenza reale di pericoli. Dal punto di vista emotivo, la sicurezza è una questione di percezione, poiché la paura che deriva da situazioni potenzialmente lesive dell’incolumità personale è un fattore assolutamente soggettivo. Per questo motivo è importante che in ambito lavorativo la sicurezza sia intesa in senso ampio, sia come l’insieme di misure di prevenzione contro danni fisici, morali e psicologici, che come politiche di sensibilizzazione atte a garantire la protezione dei lavoratori.
In effetti, fin dall’antichità si è tenuto conto, con differente interesse, delle conseguenze sulla salute umana nello svolgimento dell’attività lavorativa. Ma solo di recente, con l’avvento di normative specifiche, il lavoro è stato elevato a elemento fondamentale dello Stato, quale principale mezzo di sostentamento ed espressione più alto della capacità dell’uomo a concorrere al benessere della collettività.
Più precisamente, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, è iniziato il processo di emanazione di norme sulla sicurezza sul lavoro a carattere prevenzionale che ha visto, negli anni successivi, il coinvolgimento precipuo della Comunità Europea, impegnata nell’approvazione di direttive al fine di ridurre l’enorme costo sociale degli infortuni e delle malattie professionali.
Una direttiva in particolare, recepita con il D.Lgs. 626/94, ha trasformato il sistema di tutela nazionale introducendo il principio dell’organizzazione e gestione in sicurezza dei processi lavorativi. In questo modo, la sicurezza sul lavoro ha posto l’uomo, anziché la macchina, al centro della nuova organizzazione aziendale. Con l’avvento del D.Lgs. n. 626/94 e altre leggi integrative, la sicurezza sul lavoro ha subito un forte processo di miglioramento andando a influire sulla diminuzione degli infortuni. L’emanazione successiva del D.Lgs. 81/08 ha definito e puntualizzato i principi di organizzazione del lavoro, armonizzando e razionalizzando la totalità delle disposizioni legislative susseguitesi nel corso di mezzo secolo.
Nonostante, il miglioramento gestionale e applicativo riportato dal nuovo decreto (D.Lgs. 81/08 e s.m.i.), gli infortuni sul lavoro da qualche anno si sono stabilizzati senza grossi margini di miglioramento.
La sicurezza sul lavoro è sì fondamentalmente una responsabilità sociale e un dovere verso i lavoratori da parte degli individui aventi ruoli di responsabilità all’interno della realtà lavorativa, ma è anche, e soprattutto, una questione culturale che consente di avviare un processo di sensibilizzazione della responsabilità soggettiva in termini di salute e sicurezza verso se stessi e gli altri.
In pratica, la cultura in materia di sicurezza è l’insieme di processi organizzativi, conoscenze, pratiche professionali, norme scritte, competenze, convenzioni informali, linguaggi, modi di pensare e percepire il rischio che influenzano soggettivamente il comportamento dei lavoratori. Per questo, solo attraverso la comunicazione e il coinvolgimento emotivo è possibile intraprendere un cambiamento culturale efficace per far sì che anche la sicurezza sul lavoro diventi parte integrante della formazione di ogni persona.
La sicurezza, come detto, non è prettamente afferente alla sfera lavorativa ma deve comprendere ogni ambito della propria vita e in ogni momento, solo così è possibile modificare il nostro comportamento e ottenere un miglioramento efficace ed effettivo.
Naturalmente, affinché si diffonda realmente un nuovo approccio alla salute e sicurezza occorre, che il mutamento culturale parta dai vertici delle strutture sociali e aziendali, da coloro cioè che hanno il dovere primario di responsabilità sociale verso i lavoratori.
Anche le istituzioni locali contribuiscono massivamente in questo ambito: per esempio, la Regione Toscana ha aderito al WHP (Workplace Health Promotion) che rappresenta un programma dell’Organizzazione mondiale della Sanità per la promozione della salute attraverso idonei stili di vita sul lavoro.
Il programma focalizza l’attenzione sul contesto lavorativo come occasione e stimolo per assumere comportamenti corretti per la propria salute, non solo rispetto ai rischi connessi all’attività lavorativa. Per questo il programma incentiva le aziende a offrire ai propri lavoratori opportunità per migliorare la propria salute, riducendo i fattori di rischio generali e in particolare quelli maggiormente implicati nella genesi delle malattie croniche. I luoghi di lavoro che promuovono la salute, quindi, incentivano e promuovono l’attività fisica, offrono opportunità per smettere di fumare, promuovono un’alimentazione sana, attuano misure per migliorare il benessere sul lavoro e oltre il lavoro.
Il programma WHP prevede lo sviluppo di buone pratiche, da realizzare nell’ambito di 6 aree tematiche di riferimento: dalla promozione di una corretta alimentazione e svolgimento dell’attività fisica al contrasto dell’abuso di alcolici e del tabagismo, passando attraverso la divulgazione della sicurezza stradale e la conciliazione vita-lavoro.
Per costruire una cultura della sicurezza solida è necessario passare dalla semplice comunicazione di contenuti alla vera condivisione di comportamenti in materia di sicurezza, attraverso la comunicazione, la motivazione e l’incentivo verso ogni lavoratore ad essere sempre un leader in safety.
Non è l’applicazione di nuove norme che abbassa il numero di infortuni: è la cultura che fa la differenza!
A tal fine, per la giornata mondiale della sicurezza, Sfera Ingegneria organizza Turn on the light: accendiamo le nostre menti ed i nostri cuori, diffondiamo anche noi la cultura della sicurezza!