In quasi tutti i luoghi di lavoro, i lavoratori possano essere esposti ai campi elettromagnetici che vengono generati ogniqualvolta si utilizza ad esempio l’elettricità. Nella maggior parte dei casi l’intensità di campo è a un livello tale da non causare alcun effetto nocivo sulla salute.
Tuttavia vi sono casi in cui l’intensità di campo può presentare un rischio e la Direttiva Europea 2013/35/UE, approvata il 26 giugno 2013, presenta le disposizioni minime di salute e sicurezza relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dai campi elettromagnetici (CEM).
L’obbligo della Valutazione del Rischio da CEM è del Datore di Lavoro e Sfera Ingegneria, offre una consulenza rispetto alla Direttiva che ha abrogato la precedente (2004/40/CE) e che dovrà essere recepita negli ordinamenti nazionali entro il 1° luglio 2016.
La direttiva 2013/35/UE sui campi elettromagnetici stabilisce, dunque, le disposizioni minime di sicurezza relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dai campi elettromagnetici.
Ci soffermiamo sui lavoratori esposti a particolari rischi.
Alcuni gruppi di lavoratori sono considerati particolarmente a rischio per i campi elettromagnetici e non possono essere protetti adeguatamente medianti i livelli di azione stabiliti nella direttiva relativa ai campi elettromagnetici e, quindi, i datori di lavoro devono valutare la loro esposizione separatamente da quella degli altri lavoratori.
Ricordando che, per verificare se i lavoratori sono esposti a particolari rischi, i datori di lavoro devono prendere in considerazione la frequenza, il livello e la durata dell’esposizione, riportiamo alcune tipologie di lavoratori esposti a particolari rischi secondo la direttiva relativa ai campi elettromagnetici:
Un gruppo di lavoratori particolarmente a rischio è dunque quello che porta dispositivi medici impiantati attivi dato che i campi elettromagnetici di forte entità possono interferire con il normale funzionamento di tali dispositivi.
Si ricorda che i fabbricanti di questi dispositivi sono tenuti per legge a garantire che i loro prodotti abbiano una ragionevole immunità alle interferenze e ad eseguire un controllo periodico volto a verificare l’intensità di campo a cui potrebbero essere esposti negli ambienti pubblici. Di conseguenza, un’intensità di campo inferiore ai livelli di riferimento fissati nella raccomandazione 1999/519/CE del Consiglio non dovrebbe incidere negativamente sul funzionamento di tali dispositivi; mentre un’intensità di campo superiore a tali livelli di riferimento nella posizione del dispositivo o dei suoi sensori (se presenti) può causare un malfunzionamento, il che rappresenta un rischio per chi lo indossa.
Se alcune situazioni di lavoro possano dar luogo a forti campi elettromagnetici, spesso tali campi sono molto circoscritti. Il rischio può, quindi, essere controllato assicurando che il campo di forte entità non venga generato nelle immediate vicinanze del dispositivo. Facciamo l’esempio di un telefono cellulare: il campo che genera potrebbe interferire con un pacemaker. Nonostante ciò, le persone che portano stimolatori cardiaci possono far uso di telefoni cellulari senza incorrere in rischi: basta tenere il cellulare lontano dal torace e quindi dal dispositivo.
Sfera Ingegneria assiste il Datore di lavoro nella valutazione del rischio da campi elettromagnetici, mediante personale qualificato in grado di eseguire le misurazioni per la valutazione dell’esposizione.
CONTATTACI per informazioni specifiche per la tua Azienda: info@sferaingegneria.com– tel. 055 895 2563.
Leggi anche: Campi elettromagnetici: intervista, La valutazione dei campi elettromagnetici e Misurazione dei campi elettromagnetici.
Vi ricordiamo anche che nel 2018 è stata emanata la nuova norma tecnica UNI EN 689:2018 sulla valutazione del rischio chimico: scoprite come valutarlo.