DONARE FERIE: SI PUO’!

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Il Jobs Act ha introdotto la “possibilità di cedere, a titolo gratuito, i riposi e ferie maturati destinati a fini di assistenza dei figli minori”. Il rimando è alle “condizioni e modalità stabilite dai contratti collettivi”.

L’idea è nata in Germania: si chiama “Legge Mathys” (dal nome di un giovane gravemente malato) e prende spunto dalla scelta fatta dai colleghi di lavoro di un padre che non poteva più assistere il proprio figlio: spontaneamente avevano messo a disposizione parte delle proprie ferie e dei propri riposi. L’iniziativa, formalizzata in un accordo aziendale, è diventata legge statale stabilendo che “i dipendenti possono donare, in modo anonimo, parte delle ferie e dei permessi non fruiti ad altri colleghi di lavoro che ne abbiano necessità per assistere i loro figli malati o bisognosi di cure”.

Le ferie, così dette, solidali hanno una duplice valenza: c’è il fattore tempo, a disposizione per la cura e la vicinanza a genitori e figli, e c’è il fattore economico, perché in queste giornate, “addebitate” ad altri, il lavoratore è come se fosse presente al lavoro, ma senza chiedere ulteriori permessi, congedi o addirittura aspettative, scongiurando il rischio licenziamento.

Ad oggi il primo Comune in Italia a introdurre l’istituto delle ferie solidali per i dipendenti è stato Cagliari.

Ma alcune aziende private hanno recepito la tendenza ben prima che diventasse di pubblico dominio. Fra i pionieri c’è Banca Intesa, che nell’ottobre 2015, in seguito a un accordo sindacale, ha messo 50mila ore in una “banca del tempo” destinata ai dipendenti che hanno specifiche esigenze (terapie, assistenza). Anche Vodafone Italia presentando la sua “Agenda dell’Inclusione” – frutto di un percorso di ascolto dei dipendenti sui temi della diversità e dell’inclusione – ha dichiarato di voler introdurre le “ferie solidali” per i dipendenti che ne faranno richiesta.

A Molvena, Vicenza, è diventato famoso il caso di una lavoratrice di 30 anni della Brenta Pcm, azienda che costruisce stampi e componenti plastici, madre di una bambina di 6 anni colpita da una grave forma di disabilità. Grazie alla catena solidale che ha coinvolto un centinaio di dipendenti e la stessa azienda, che ha donato un’ulteriore settimana di ferie alla donna, sono stati ben 198 i giorni di ferie solidali raccolti. Un caso eclatante, dato che la “colletta” ha permesso alla lavoratrice di usufruire di ben 10 mesi di ferie, con regolare stipendio, per assistere la sua bambina.

Le ferie solidali danno attuazione a un principio di civiltà sotto il profilo umano e solidaristico, fortemente auspicabile anche nel mondo del lavoro dove spesso regole restrittive mortificano i buoni intenti.

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