La formazione e l’addestramento a fianco di una persona più esperta sono due fasi importanti al fine di conseguire la migliore coscienza e conoscenza del tipo di lavoro che si esegue. Con ogni probabilità queste due fasi esercitano in una persona un miglioramento della propria consapevolezza.
Ma qual è l’efficacia che deve avere una formazione?
Il primo scoglio che un insegnante incontra è lo scetticismo che talvolta l’aula dimostra nei suoi confronti. È facile dubitare che un docente, magari giovane, ne sappia più di noi su “come si lavora davvero”.
Ecco perché è importante che un formatore cominci le proprie lezioni confrontandosi apertamente con chi ha di fronte, cercando punti di incontro e dando spazio al racconto delle esperienze dirette vissute dai lavoratori. I presupposti per un percorso di crescita che accresca la nostra consapevolezza partono proprio da questa “empatia” schietta e diretta.
Non è forse un patto d’aula? Non è forse parlare di rispetto reciproco?
Un ruolo di particolare delicatezza è quello della persona esperta o del preposto da affiancare ai giovani o a chi, in generale, manca di esperienza nel settore in questione.
Colui che affianca deve capire il livello dell’interlocutore, averne il rispetto assoluto e – perché no? – ascoltarne le esperienze pregresse di studio e lavoro; dall’altro lato, la persona condotta dovrà approfittare dell’esempio che sta ricevendo riguardo alle azioni da compiere e alle relative modalità, al fine di capire il tipo di lavoro da fare.
È facile la scelta di una persona esperta?
Credo che la risposta possa essere: “bisogna trovare una persona carismatica, in grado di trasmettere i giusti valori aziendali e soprattutto in grado di lavorare in sicurezza”.