Improvvisarsi ristoratori? Questa una delle ultime tendenze: ospitare a pagamento a casa propria delle persone per pranzo o cena.
Grazie al progetto “Home Restaurant”, letteralmente “Ristorante a casa”, il padrone di casa si improvvisa infatti ristoratore, trasformando per una notte la cucina familiare in una vera e propria cucina professionale. Allo chef spetta la scelta del menù e della quota di partecipazione, oltre all’onere di curare nei minimi dettagli le ricette per offrire ai propri commensali una serata diversa e particolare, dove sentirsi come a casa propria.
Il quadro normativo a riguardo però non sembra essere altrettanto semplice. Se fino a qualche anno fa non vi era una grande attenzione legislativa nei confronti di queste realtà, dal 2015 arriva come una doccia fredda la Nota del 10 aprile del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE). Gli Home Restaurant vengono equiparati in tutto e per tutto, e quindi anche negli obblighi e nei doveri, alle attività di somministrazione di cibo e bevande.
E’ pur vero che i prodotti vengono sì preparati in locali privati, ma serviti in un ambienti attrezzati ed aperti a quella che a tutti gli effetti si configura come clientela, che prenota e paga un corrispettivo.
Nel 2015 viene pertanto avviato l’iter legislativo che ha portato a proporre un nuovo Disegno di Legge (DDL 3258) come Testo Unico in materia di disciplina dell’attività di ristorazione in abitazione privata. La nuova normativa, trasmessa il 18 gennaio 2017 dalla Camera al Senato, se approvata renderà valida a tutti gli effetti questa forma alternativa di ristorazione, pur con specifiche limitazioni.
Quanto alla modalità di prenotazione ed erogazione di un servizio tanto originale, verrà imposta la rigorosa tracciabilità di ogni transazione economica tramite delle piattaforme tecnologiche dedicate che registreranno gli utenti, i metodi di pagamento, le prenotazioni e le cancellazioni. Tutto alla luce del sole, con il limite di coperti giornalieri fissato a dieci, per un totale massimo di cinquecento l’anno che non dovranno fruttare al proprietario di casa più di 5.000 euro, così da rientrare nel regime fiscale delle attività di tipo saltuario.
Queste attività saranno naturalmente tenute a rispettare gli obblighi di legge già previsti in materia di igiene e sicurezza alimentare, osservando il massimo rispetto delle procedure previste dall’HACCP e predisponendo documentazione che attesti l’analisi dei rischi ed il controllo dei punti critici ai sensi del Reg. CE 852/04.
Sarà necessario dare comunicazione al Comune di appartenenza, presentando una SCIA (denuncia di inizio attività) e stipulando un’assicurazione per la responsabilità civile verso terzi che vada a coprire eventuali danni derivanti dall’esercizio dell’attività.
Come per le ordinarie attività di ristorazione, sono previste analoghe direttive anche sotto il profilo dell’allestimento dei locali e dei requisiti strutturali necessari affinché vi si possano preparare e servire gli alimenti. Facendo riferimento a quanto riportato nell’Allegato II Capitolo III del Reg. CE 852/04, strutture ed attrezzature “dovranno per quanto ragionevolmente possibile, essere situati, progettati e costruiti, nonché mantenuti puliti e sottoposti a regolare manutenzione in modo tale da evitare rischi di contaminazione, in particolare da parte di animali e animali infestanti”.
Le abitazioni dovranno garantire appropriate dotazioni tanto per l’igiene personale, con impianti igienici per lavarsi ed asciugarsi le mani, impianti igienico-sanitari e locali adibiti a spogliatoi, quanto per la pulizia degli ambienti e, se necessario, la disinfezione degli strumenti di lavoro e delle superfici.
I prodotti alimentari, collocati in modo da evitare rischi di contaminazione, dovranno essere smaltiti adeguatamente, grazie ad un adeguato equipaggiamento per l’eliminazione in condizioni igieniche di sostanze pericolose e non commestibili, nonché dei rifiuti liquidi e solidi.
Immancabile la presenza di un’adeguata erogazione di acqua potabile calda e fredda, specialmente laddove le operazioni connesse al settore alimentare prevedano il lavaggio degli alimenti, che deve avvenire in condizioni salubri.
Trasformare casa propria in un ristorante degno di Masterchef potrebbe quindi non essere proprio una passeggiata, mentre per gli Home Restaurant che lavoreranno in assenza di tali requisiti la sanzione sarà l’interruzione dell’attività di ristorazione e l’applicazione di una penalità amministrativa.