Lavorare in un ambiente climaticamente sfavorevole potrebbe richiedere ai lavoratori la necessità di “prendere una boccata d’aria”.
Questo è un modo di dire che si utilizza in più occasioni: quando siamo stati per molto tempo in un ambiente chiuso, quando siamo stati a contatto con sostanze maleodoranti e, in tempi recenti, dopo aver indossato la mascherina per alcune ore consecutive.
In ogni caso, si utilizza ogni qualvolta si ha la necessità di respirare aria fresca, pulita, alla giusta temperatura, non “viziata”, e priva di qualsiasi odore da noi ritenuto molesto.
Essere in un ambiente che ci permette di “respirare” senza avvertire fastidi, significa essere in un ambiente con microclima favorevole e, di conseguenza, provare benessere.
Per microclima si intende il complesso dei parametri fisici che caratterizzano l’ambiente di lavoro e che, assieme a parametri individuali determinano gli scambi termici fra l’ambiente stesso e gli individui che vi operano.
La valutazione del microclima ambientale e del comfort dei lavoratori avviene mediante la misurazione di questi parametri, misurazione seguita dall’elaborazione di specifici indici di comfort che permettono di esprimere numericamente le condizioni microclimatiche di un ambiente.
Parametri fisici
Parametri individuali:
Il ricambio d’aria deve essere effettuato tramite aperture naturali. In alternativa si può ricorrere a impianti di condizionamento e climatizzazione dell’aria, come per esempio negli uffici, accertandosi sempre di:
La mancanza di un giusto microclima, può causare:
Si ricorda infine la cosiddetta Sindrome dell’Edificio Malsano (Sick Building Syndrome) caratterizzata da una sintomatologia di modesta entità, che produce cefalea, sonnolenza, bruciore degli occhi, senso d’irritazione della gola, tosse, irritazione cutanea, ecc.
Se ancora non avete fatto questa valutazione obbligatoria ai sensi del D.Lgs 81/08:
Scopri le date dei nostri corsi sulla sicurezza sul lavoro:
Articolo di Andrea Venturini