Incidente ferroviario Firenze, spunto di riflessione sulla valutazione dei rischi

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IL FATTO: Una motrice in manovra è deragliata nella notte del 13 gennaio 2014 alla stazione Santa Maria Novella di Firenze travolgendo un operaio. Fabrizio Fabbri, 34 anni, dipendente delle Ferrovie, è morto sul colpo, aveva funzioni di pilotaggio e manovra. Secondo i compagni di lavoro era molto esperto e prudente. L’incidente è accaduto dopo mezzanotte al binario numero due dove era in formazione un convoglio.

LE DINAMICHE DELL’INCIDENTE: il lavoratore, alla guida del treno da solo, si è fermato per azionare il sistema che regola il via libera dei treni; il mezzo si è mosso e lo ha travolto per poi deragliare. Data la presenza del segnale rosso, il treno sarebbe stato automaticamente deviato su un binario morto, percorrendo ancora una ventina di metri fino a raggiungerne la conclusione e a uscire dallo stesso binario.

MISURE DI SICUREZZA: al fine di prevenire certi tipi di incidenti sono previsti sistemi di sicurezza e procedure operative. Il sistema di sicurezza SCMT ha la funzione di arrestare il treno ma, secondo le dichiarazioni di Trenitalia, all’atto dell’incidente risultava non essere inserito.

Premesso che è stata aperta un’inchiesta dalla Procura e le notizie sono troppo poche per poter esprimere un giudizio, il presente articolo vuol prendere spunto dall’ennesima tragedia per fare delle osservazioni circa la valutazione dei rischi.

L’ANALISI: senza ombra di dubbio la prima verifica deve essere condotta sul tipo di attività che il lavoratore stava svolgendo e supponiamo che fosse un’operazione prevista dalla sua mansione. Successivamente si deve analizzare la presenza di sistemi di sicurezza adeguati per prevenire l’infortunio; a tal proposito Trenitalia ha già comunicato che il sistema di sicurezza esiste e consiste in un sistema frenante SCMT. Se il sistema SCMT avesse funzionato sarebbe stato evitato l’incidente? Anche in questo caso la risposta non può che essere affermativa, anzi, non ci sarebbe stata nemmeno l’esposizione al rischio.

La domanda successiva da porsi è: potevano esserci altri sistemi a garanzia, o in sostituzione, del funzionamento del sistema frenante? Se la risposta è affermativa, allora la riflessione deve concentrarsi su: i sistemi, alternativi o integrativi, erano presenti? Se presenti perché non hanno funzionato? Se assenti, è ipotizzabile classificarli come requisito essenziale di sicurezza della macchina?

Per andare avanti con la riflessione, supponiamo che non esistano sistemi di sicurezza ulteriori che avrebbero evitato l’incidente. La domanda a questo punto da porsi è la seguente: perché il sistema SCMT non ha funzionato? Le risposte sono molteplici e solo l’inchiesta darà delle risposte, ma in questa sede si vuole valutare il rischio. Il sistema può non aver funzionato per:

  • guasto improvviso (prevedibile o no? Se era prevedibile era stato considerato nella gestione delle emergenze?)
  • carente manutenzione (chi ha la responsabilità di effettuare la manutenzione? Chi ha la responsabilità di monitorare l’avvenuta manutenzione?)
  • assenza di una procedura che definisca l’azionamento del sistema frenante (chi ha l’incarico di elaborare e aggiornare le procedure?)
  • procedura per l’azionamento del sistema frenante carente (stesso quesito del punto precedente)
  • mancata o carente divulgazione, tramite l’informazione, la formazione e l’addestramento, della procedura per l’azionamento del sistema frenante (il datore di lavoro chi ha delegato per l’informazione, formazione e addestramento?)
  • inosservanza da parte del lavoratore della procedura, per quanto gli sia stata fornita tramite gli strumenti della informazione, formazione e addestramento (è possibile considerare l’evento come una negligenza incalcolabile, oppure si può presumere che ci siano state delle carenze nella definizione dell’adeguatezza delle capacità psico fisiche del lavoratore per lo svolgimento del ruolo?)

In sostanza questi sono i quesiti da porsi sempre durante una valutazione dei rischi preventiva volta a eliminare il rischio; ad ogni modo è ruolo di un RSPP procedere in questo modo anche a seguito di un infortunio o incidente, al fine di evidenziare il punto di criticità e mettere in condizione l’Azienda di eliminare il rischio di futuri incidenti connessi a tale lavorazione.

Fonti: per le notizie di cronaca e immagini La RepubblicaLa Nazione

 

 

 

 

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