LA PRESENZA DI I.P.A. DURANTE LE OPERAZIONI DI ASFALTATURA

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Nel seguente articolo approfondiremo un argomento già trattato in precedenza: i rischi per la salute derivanti dalle attività di asfaltatura, ed in particolare l’inalazione di sostanze pericolose per il nostro organismo.

Uno dei principali rischi è sicuramente rappresentato dall’esposizione ad agenti chimici, con particolare riferimento all’esposizione degli operatori del settore Idrocarburi Policiclici Aromatici (I.P.A.).

Si ricorda che i bitumi sono miscele complesse di sostanze organiche con alto peso molecolare, ottenute dai residui della distillazione a pressione atmosferica del petrolio greggio (ulteriormente distillati sotto vuoto). Vapori e fumi di bitume contengono quantità variabili e non note di IPA e la presenza di tali Idrocarburi Policiclici nei fumi e vapori di bitume dipende da: composizione bitume, temperatura d’uso e condizioni di stesa, presenza di altri componenti nel conglomerato bituminoso.

Riguardo all’esposizione professionale a IPA presenti nei vapori e fumi di bitume durante le opere di asfaltatura stradale, si indica che qualsiasi considerazione in merito alle possibili ripercussioni sulla salute dei lavoratori deve necessariamente passare attraverso una valutazione (misura o eventualmente stima) dell’esposizione agli agenti di rischio. E il punto centrale di tale valutazione si basa sull’acquisizione di conoscenze scientifiche e di indagini sul campo, come i monitoraggi ambientali e biologici che portano alla definizione del grado di esposizione.

La valutazione dell’esposizione (Exposure Assessment) è fondamentale:

– per orientare e definire gli interventi preventivi;

– per programmare l’attività di informazione e formazione sui rischi;

– per definire misure di tutela adottate e per orientare la sorveglianza sanitaria dei lavoratori;

– per classificare i lavoratori in base alla loro effettiva esposizione.

Tuttavia la misura delle concentrazioni ambientali di esposizione rappresenta un punto ad elevata complessità in quanto sussistono problematiche di tipo:

– metodologico (strategia e metodo di misura, presenza di possibili interferenti, etc.);

– tecnologico (tipologia di ciclo produttivo, variabilità del materiali…).

Si segnala in questo senso la presenza di numerosi fattori che possono influire significativamente contribuendo ad aumentare il grado di variabilità o di incertezza della misura (es. per gli I.P.A.: agenti ossidanti, temperature, composizione del materiale di partenza, etc).

Si intende sottolineare che siamo di fronte a una importante esposizione degli asfaltatori agli I.P.A. (tra quelli misurati sono presenti in maniera significativa, oltre al benzo(a)pirene, altri I.P.A. classificati cancerogeni dalla I.A.R.C.). In tal senso l’esposizione a I.P.A. dei lavoratori non è stata sufficientemente monitorata con appropriate misure di prevenzione e protezione, e si rende necessario, per il futuro, intervenire affinché il livello di esposizione dei lavoratori sia ridotto al più basso valore tecnicamente possibile, mettendo in atto un programma di prevenzione e protezione efficace.

Riguardo poi alla valutazione del rischio/valutazione della esposizione si sottolinea che gli aspetti critici riguardano soprattutto la difficoltà nell’individuare esattamente la composizione delle miscele di IPA, nel distinguere gli effetti determinanti del singolo composto e nel paragonare i risultati di diversi studi anche in medesimi settori industriali.

In ogni caso un’esposizione a IPA superiore a quella della popolazione generale di riferimento indica che si è in presenza di un rischio per la salute dovuto ad agenti cancerogeni, sia attraverso l’inalazione di fumi e vapori, sia attraverso il contatto cutaneo con i prodotti bituminosi.

Riportiamo alcune indicazioni normative in relazione all’art. 238 del Capo II (Protezione da agenti cancerogeni e mutageni) del D. Lgs. 81/2008:

“Articolo 238 – Misure tecniche

  1. Il datore di lavoro:
    1. assicura che i lavoratori dispongano di servizi igienici appropriati ed adeguati;
    2. dispone che i lavoratori abbiano in dotazione idonei indumenti protettivi da riporre in posti separati dagli abiti civili;
    3. provvede affinché i dispositivi di protezione individuale siano custoditi in luoghi determinati, controllati e puliti dopo ogni utilizzazione, provvedendo altresì a far riparare o sostituire quelli difettosi o deteriorati, prima di ogni nuova utilizzazione.
  2. Nelle zone di lavoro di cui all’articolo 237, comma 1, lettera b), è vietato assumere cibi e bevande, fumare, conservare cibi destinati al consumo umano, usare pipette a bocca e applicare cosmetici”.

Concludiamo con alcune misure igieniche disposte che potranno intervenire sul grado di esposizione:

– mettere a disposizione dei lavoratori servizi igienici in numero sufficiente dotati di lavabi con acqua fredda/calda, detergenti e mezzi per asciugarsi;

– mettere a disposizione dei lavoratori idonei ambienti di ristoro riparati, freschi o riscaldati in base alle diverse situazioni climatiche;

– trattandosi di cantieri mobili disporre di un caravan dotato di servizi igienico assistenziali (utilizzo di caravan ai fini igienico assistenziali conformemente a quanto previsto dal D. Lgs. 81/2008 e s.m.i. – Allegato XIII);

– assicurare ai lavoratori la disponibilità di spogliatoi appropriati e adeguati, nonché di armadietti a doppio scomparto (separare gli indumenti privati e di lavoro) programmando la pulizia periodica (lavaggio industriale) e l’eventuale sostituzione;

– assicurare agli addetti, durante la stagione estiva, la possibilità di un adeguato assorbimento di acqua e sali minerali;

– non fumare, non assumere farmaci, psicofarmaci, droghe;

– non consumare alcolici;

– non consumare pasti/spuntini in area produttiva;

– lavare accuratamente volto avambracci e mani sempre prima di mangiare, sia in pausa pranzo, sia a fine turno (facendo sempre la doccia a fine turno).

Ricordiamo che Sfera Ingegneria effettua controlli tramite specifiche strumentazioni opportunamente tarate per appurare la presenza o meno (e in quale quantità) delle sostanze dannose scaturite dalle operazioni di asfaltatura.

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