Parlando di Microclima si fa riferimento a quei fattori fisici ambientali che, insieme a parametri relativi all’attività fisica e metabolica e all’abbigliamento di un soggetto, concorrono a determinare gli scambi termici che avvengono tra i lavoratori e l’ambiente in cui si trovano.
Le condizioni microclimatiche in un ambiente di lavoro, dunque, rappresentano un fattore ergonomico che non può e non deve essere trascurato, in quanto il microclima influisce e determina l’inquinamento dell’aria nel luogo di lavoro, la qualità degli ambienti in cui si lavora o si vive e il benessere delle persone che frequentano quell’ambiente.
Occorre però fare delle distinzioni tra i tipi di microclima presenti nei luoghi di lavoro:
E’ quindi chiaro che negli ambienti moderati si ha come obiettivo il raggiungimento di una condizione di comfort, non essendo presente in genere in questa tipologia di ambienti un vincolo dettato da esigenze produttive, tali da impedire un intervento di carattere tecnico, organizzativo o procedurale al fine di rendere l’ambiente termico confortevole ai fini dell’espletamento delle attività ivi svolte.
Negli ambienti più severi però, dove esistono vincoli legati alle necessità produttive o alle condizioni ambientali che non permetto di poter conseguire le sopracitate condizioni di comfort, l’obiettivo sarà la salvaguardia della sicurezza e della salute del lavoratore, con particolare attenzione all’esposizione di soggetti sensibili (donne in stato di gravidanza, persone affette da particolari patologie ecc) e facendo un distinguo tra ambienti vincolati freddi (normati dalla ISO 15743 e 11079) e vincolati caldi (ISO 7243 e 7933) i quali richiedono un approccio diverso (riscaldare o raffreddare l’ambiente).
Articolo di Lorenzo Pieraccini
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