LE CAUSE D’INCENDIO E/O DI ESPLOSIONE DELLE CALDAIE IN AMBIENTI DOMESTICI

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LE CAUSE D’INCENDIO E/O DI ESPLOSIONE DELLE CALDAIE IN AMBIENTI DOMESTICI

Lo scorso febbraio i Vigili del Fuco hanno rilasciato un fascicolo scaricabile dal proprio sito nel quale si analizzavano le principali cause d’incendio e esplosione nelle caldaie e nei generatori di calori ad uso domestico.

All’interno degli incidenti domestici, si legge nel documento, di particolare gravità sono quelli dovuti all’intossicazione da monossido di carbonio e all’incendio e/o esplosione a causa dell’uso di gas combustibile, distribuito attraverso reti o in bombole, o provocati dal malfunzionamento dei camini e dei condotti fumari.

I proprietari di caldaie sono tenuti a sottoporle a controlli periodici. Per legge.
Questi controlli prevedono la manutenzione periodica, pena sanzione,  e il controllo dell’efficienza energetica obbligatorio, da effettuarsi ogni 4 anni a meno di indicazioni diverse stabilite dalla regione competente.

Una cosa è la revisione dell’impianto e una cosa è il controllo dell’efficienza energetica detta anche verifica dei fumi.
La revisione dell’impianto è obbligatoria per tutti i tipi di impianto di riscaldamento, compresa la classica caldaia domestica con potenza inferiore a 35 kW e comprende tutte quelle operazioni tese a conservare l’impianto in uno stato nel quale può adempiere alle funzioni richieste.

Il controllo di efficienza energetica è previsto per tutti gli impianti che superino la potenza di 10 kW e consiste nell’esame dei fumi della caldaia, più precisamente nell’analisi della combustione per verificarne il rendimento, la concentrazione di ossido di carbonio (CO) e l’indice di fumosità. Minori emissioni di CO e CO2 significano infatti bruciare meno combustibile e quindi immettere nell’atmosfera meno fumi di scarico.

In caso di mancata revisione e verifica dei fumi i della caldaia i rischi sono di 4 tipi :

  • Fuoriuscita di gas (nel caso di apparecchi alimentati a gas metano o gpl); le conseguenze possibili sono intossicazioni e scoppio;
  • Formazione di monossido di carbonio, causata dal consumo di buona parte dell’ossigeno presente in locali chiusi privi di buona areazione, possibile con tutti i tipi di combustibile. L’incidente può essere causato sia dal fatto che le fiamme brucino l’ossigeno, senza che ci sia un ricambio d’aria, sia dall’intasamento dei tubi di scarico dei fumi;
  • L’incendio del combustibile (un rischio tipico del gasolio o del kerosene);
  • Gli incendi causati da cortocircuiti negli impianti elettrici che servono la caldaia, sia come causa prima dell’incidente che come conseguenza di un incendio o di uno scoppio provocato da altri fattori.

 

Le statistiche, si legge sempre nel documento, ci dicono che la maggior parte degli incidenti è causato da impianti a metano. Non perché le caldaie che utilizzino questo tipo di combustibile siano meno sicure di quelle, per esempio, a gasolio.
Molto più semplicemente il metano è più diffuso e, soprattutto, è il principale combustibile utilizzato dalle caldaie individuali, che spesso provocano incidenti per imperizia, trascuratezza e scarsa cura dedicata dal proprietario dell’impianto (si tenga presente che in via generale una caldaia murale di 25 kW serve per il riscaldamento di un appartamento di dimensioni attorno ai 100 m2). Viceversa gli impianti centralizzati hanno in genere un “terzo responsabile”, cioè un tecnico il cui compito è occuparsi della manutenzione e dell’esercizio.

Le disgrazie più frequenti non sono provocate, come molti paiono convinti, dalla fuoriuscita di gas.
Questo perché i gas sono chimicamente odorizzati (di per sé sarebbero inodori) e perché la maggior parte degli apparecchi, ultimamente anche le cucine per la cottura dei cibi, hanno dispositivi che impediscono la fuoriuscita quando la fiamma si spegne. Il nemico più insidioso è il monossido di carbonio, un gas del tutto inodore che si forma, al posto dell’anidride carbonica, quando alla combustione è fornito poco ossigeno. Il monossido è capace di provocare la morte di una persona in buona salute nel giro di una decina di minuti, causandole una progressiva spossatezza. Se si dorme, capita di non accorgersi di nulla. Se si è svegli, in genere si attribuisce il malore ad altro (per esempio un’intossicazione di cibo) quando basterebbe aprire una finestra per salvarsi.

 

In conclusione all’analisi del Nucleo Investigativo Antincendi, si riporta che :

  • per ridurre strutturalmente il numero degli incidenti il problema da superare rimane ancora quello della non corretta evacuazione dei prodotti della combustione;
  • la manutenzione degli impianti, apparecchi utilizzatori e canne fumarie deve essere inteso come un fattore di responsabilità non solo per coloro che la eseguono ma anche per coloro che devono richiederla;
  • in molti incidenti si continua a riscontrare la mancanza di consapevolezza delle implicazioni relative ad un uso scorretto dei gas combustibili e degli impianti ed apparecchi.

 

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