Il comfort termico è definito come quello stato psico-fisico in cui il soggetto esprime soddisfazione nei riguardi del microclima ovvero la condizione in cui il soggetto non ha né sensazione di caldo né sensazione di freddo.
I fattori di rischio da tenere in considerazione negli ambienti chiusi, specialmente negli uffici, sono tre:
– temperatura;
– ricambi dell’aria;
– umidità relativa.
E’ necessario prevenire gli sbalzi termici causati dall’aria estiva troppo fredda o dall’aria invernale troppo calda, prodotta dal funzionamento inadeguato dei condizionatori: ciò può essere ottenuto sottoponendo gli impianti di condizionamento ai necessari interventi di manutenzione periodica e predisponendo ulteriori interventi migliorativi per eliminare tali fattori di rischio.
L’aria dei locali chiusi di lavoro deve essere frequentemente rinnovata o aprendo le finestre o per mezzo di impianti di areazione, nel secondo caso è fondamentale che vengano mantenuti funzionanti per mezzo di manutenzione periodica. Qualunque sia il mezzo adottato per il ricambio dell’aria, si deve evitare che le correnti colpiscano direttamente i lavoratori addetti a posti fissi di lavoro. Per evitare correnti d’aria moleste, dobbiamo tener presente che la velocità dell’aria deve essere inferiore a 0,15 m/s, mentre il ricambio dell’aria deve essere possibilmente totale (anche per eliminare i fattori di inquinamento indoor).
«Quando non é possibile modificare la temperatura di tutto l’ambiente, si deve provvedere alla difesa dei lavoratori contro le temperature troppo alte o troppo basse mediante misure tecniche localizzate o mezzi personali di protezione».
E’ possibile asseverare che una temperatura compresa tra i 18 e i 22 gradi deve ritenersi pienamente soddisfacente per il lavoro impiegatizio; l’umidità relativa, invece, deve rimanere compresa tra il 45 e il 60%; nei periodi in cui è necessaria la refrigerazione dell’aria: la differenza di temperatura fra l’esterno e l’interno non deve superare il valore di 7° C.
Il ricambio dell’aria è un fattore estremamente importante all’ interno degli uffici, poichè sono presenti numerose fonti d’inquinamento:
– colonie batteriche, acari, spore, microorganismi (soprattutto su moquettes, tappezzerie e dagli impianti di condizionamento), in particolare gli stafilococchi (che causano infezioni agli occhi, alla gola e alla pelle), lo Pseudomonas (provoca infezioni alla vescica), i coliformi (che causa gastroenteriti) e la legionella;
– cariche elettriche ionizzate;
– finestre ermetiche, aria condizionata e lampade fluorescenti che producono in gran quantità ioni negativi;
– i prodotti chimici utilizzati per la pulizia degli ambienti, che col tempo emettono alcoli, fenoli, v.o.c.;
– la formaldeide (monomeri isocianici) contenuta nei materiali da costruzione, negli arredi, nei prodotti per la pulizia, nei disinfettanti, nella carta patinata che alimenta le fotocopiatrici e le stampanti laser;
– idrocarburi aromatici policiclici, sottoprodotti a volte cancerogeni della combustione incompleta di sostanze organiche le cui fonti sono caldaie a gas, sigarette e cucine;
– i disinfettanti usati per gli umidificatori;
– la presenza di coibentanti nocivi come fibre di lana di vetro, lana di roccia, fibre di amianto eventualmente presenti nelle strutture edilizie;
– composti organici volatili (idrocarburi volatili) liberati da fotocopiatrici, arredi, materiali di costruzione e isolanti;
– riscaldamento da radiatori o simili, che abbatte drasticamente l’umidità relativa dell’aria;
– detergenti, soprattutto quelli più aggressivi come gli spray e quelli senza risciacquo;
– particelle sospese inalabili (polvere), il pulviscolo derivante da combustione, sfregamenti meccanici e polvere sospesa, trattenuto da moquette, tendaggi e altri tessuti d’arredamento insieme ad altre sostanze inquinanti;
– il fumo di sigaretta, e la cappa al soffitto che si forma nei locali ove stazionano i fumatori;
– ozono O3 liberato dalle fotocopiatrici e dalle stampanti laser in funzione, oltre che dai condizionatori d’aria;
– la polvere del toner di fotocopiatrici e stampanti;
– le carte autocopianti;
– rivestimenti e moquette contenenti formaldeide;
– nei locali sovraffollati e con insufficiente ricambio dell’aria si formano odori sgradevoli, aumento di CO2, aumento dell’umidità;
– i tessuti sintetici.
A fronte del copioso elenco sopra riportato, la mancanza di controllo su tali condizioni ambientali può manifestarsi mediante la comparsa di sintomi denominati “Sick Building Syndrome” (Sindrome da Edificio Malato) che hanno come conseguenza la comparsa di possibili danni alla salute, come ad esempio:
– mal di testa, sonnolenza e difficoltà di concentrazione;
– nausea, capogiri;
– infezioni riguardanti le vie respiratorie, senso di costrizione toracica, difficoltà respiratoria;
– problemi al naso e alla gola, senso di ostruzione nasale, prurito, senso di irritazione e gola secca;
– patologie irritative (tracheiti, bronchiti) e allergiche (asma) dell’apparato respiratorio;
– oppressione, stanchezza, malessere;
– febbre da umidificatore;
– irritazione della pelle, eritema, secchezza e prurito, dermatite allergica;
– dolore degli occhi, senso di secchezza, bruciore e prurito.
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