Per quanto concerne il superamento delle barriere architettoniche, che ordinariamente si realizza mediante ascensori, elevatori, montascale e simili, durante una emergenza questi non possono essere utilizzati a meno che non siano appositamente costruiti per svolgere tale funzione (è il caso degli ascensori antincendio o di evacuazione).
Gestire l’evacuazione di soggetti con difficoltà motoria e diversamente abili diventa per cui il punto più critico, in quanto introduce variabili non semplici da gestire come l’idoneità fisica degli incaricati all’assistenza e le specifiche tecniche di trasporto delle persone diversamente abili.
Questa problematica può essere affrontata prioritariamente con la predisposizione di “spazi calmi”, ovvero “luoghi sicuri temporanei” dove le persone possono attendere l’assistenza per completare l’esodo verso un luogo sicuro (si tratta ovviamente di un intervento strutturale e non di procedura).
La possibilità che tali spazi siano raggiungibili autonomamente dalla persone assorbe la necessità che gli addetti debbano utilizzare tecniche di trasporto gravose, senza per questo ottenere l’azione di assistenza.
Sarà necessario, invece, formare e informare il personale incaricato sulla loro eventuale presenza e sulle modalità di utilizzo, parimenti l’utenza dovrà poterlo identificare tramite apposita segnaletica e conoscerne la funzione.
Se, invece, la situazione dovesse prevedere il trasporto coatto della persona su sedia a rotelle, sono da considerare le tecniche proposte in molteplici manuali che danno indicazioni affinché la persona stessa sia evacuata con il proprio ausilio di tecniche dedicate.
In queste circostanze può risultare più efficace, anche dal punto di vista della sicurezza, la disponibilità di un ausilio come ad esempio una sedia da evacuazione, facilmente utilizzabile anche da una sola persona.
Lo stesso decreto dà indicazioni anche nel caso di persone con disabilità sensoriali (vista e udito), affinché queste:
I primi due si risolvono in fase progettuale e realizzativa degli spazi, prevedendo un’adeguata gestione dell’opera ed il contributo degli addetti con la sola finalità di compensare l’eventuale défaillance dei sistemi predisposti: nel primo caso si parla di wayfinding, nel secondo di progettazione multisensoriale.
Nella relazione con persone con disabilità sensoriali, gli addetti dovranno operare prestando attenzione a strumentalizzare il senso disponibile, per compensare la carenza dell’altro. Nel caso di una persona non vedente, ad esempio, dovranno essere utilizzate tecniche di comunicazione verbale, affiancate con il contatto fisico; mentre per una persona non udente sarà preferibile intervenire con modalità di comunicazione visive.
Per quanto concerne i “LAVORATORI FISICAMENTE IDONEI E APPOSITAMENTE INCARICATI” a guidare le persone con visibilità ridotta, i gesti per la guida sono semplici e non richiedono prestazioni fisiche particolari, in quanto si realizzano semplicemente lasciando che la persona afferri leggermente il braccio o la spalla dell’accompagnatore per farsi guidare.
In questo caso si parla di tecnica più che di prestanza fisica.
Nella relazione con una persona non udente sarà necessario privilegiare il canale comunicativo visivo e la più comune e spontanea modalità di comunicare attraverso gesti come parte del linguaggio non verbale utilizzati anche da chi non conosce la Lingua dei Segni Italiana (LIS).
Nel caso di assistenza a persone con disabilità cognitive, le quali possono presentare sfaccettature particolarmente complesse, ma non per questo impossibili da affrontare e risolvere, le competenze dell’addetto incaricato nella gestione della situazione dovranno considerare i seguenti aspetti:
Per questo:
Alla fine dell’azione coercitiva deve rimanere l’ultima risorsa, da attuare quando non c’è il tempo per mettere in atto le precedenti modalità.
La formazione del personale incaricato dovrà considerare tutte queste necessità, ed eventualmente altre che dovessero emergere da un’accurata valutazione delle condizioni ambientali, a partire della conoscenza del problema e dalla possibilità di acquisire strumenti per riconoscere la disabilità sulla base di specifici indicatori visivi o relazionali (per esempio, una persona affetta da sindrome di Down è distinguibile dai tratti somatici a differenza di una persona non udente o affetta da autismo).
Al termine del percorso l’addetto incaricato dovrà aver acquisito competenze base per: