Non si tratta di teatro o di cinema, ma di un vero e proprio tentativo di fuga per la salvezza!
Enfatiziamo un pò il significato delle parole per dare rilievo ad un argomento che reputiamo degno di nota. Ogni anno organizzazioni come aziende ed enti pubblici sono tenute ad effettuare le prove di evacuazione (o “prove di esodo”) del personale lavoratore, allo scopo di testare le procedure da seguire in caso di emergenza dovuta alle più svariate cause.
Molto spesso, però, queste prove si riducono ad una banale formalità, presa come un gioco da parte di molti lavoratori, che ne approfittano per “prendersi una pausa” dal lavoro (partecipando distrattamente) o, peggio, ignorandole completamente e restando al proprio posto in quanto, dicono, hanno “cose più urgenti da fare”. Le prove di evacuazione possono essere effettuate in modo estremamente efficace ed accurato, con benefici reali percepiti da parte di tutti (lavoratori, addetti alle emergenze e datore di lavoro), che va ben oltre alla sola ottemperanza agli obblighi di legge.
Ricordiamo solo che la prova di evacuazione è un obbligo introdotto dal D.M. del 10/03/98 “Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro” e che l’art. 18 del D.Lgs. 81/08 (Testo Unico sulla Sicurezza e Salute dei lavoratori) ha sottolineato che il datore di lavoro è tenuto ad adottare le misure per la gestione del rischio in caso di emergenza e per la tutela dei lavoratori in caso di grave e imminente pericolo, affinché possano abbandonare il posto di lavoro in sicurezza. Da questo obbligo deriva la necessità di avere un piano di emergenza aziendale, di cui la prova di evacuazione diventa parte integrante.
In ogni caso, oltre all’adempimento agli obblighi di legge, le prove di evacuazione hanno anche lo scopo di verificare l’efficacia delle procedure aziendali ed “allenare” tutto il personale coinvolto a fronteggiare una situazione di emergenza, in modo da rendere “automatico” e quanto più sicuro possibile il comportamento di ciascuno in caso di reale situazione di pericolo.
Analiziamo il caso pratico della prova di evacuazione di un grande edificio occupato da uffici. Consideriamo una situazione relativa a strutture complesse, costituite da edifici destinati ad uso ufficio, di dimensione medio-grande e con presenza media di 300-400 persone, tra lavoratori fissi e visitatori. Tipicamente, si riscontra una situazione del genere presso le sedi principali di Enti Pubblici o grosse aziende del settore terziario.
Le prove sono normalmente precedute, nei giorni immediatamente precedenti, da un paio di incontri che il responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP) ed i suoi collaboratori (ASPP) tengono con gli addetti alle emergenze e con i dipendenti tutti, allo scopo di richiamare i principali aspetti del piano di emergenza ed i compiti relativi ad ogni figura della sicurezza in ognuno dei momenti chiave di una emergenza.
Spesso, per simulare un principio di incendio ed il corretto funzionamento dei rilevatori di fumo, si procede con l’ ”eccitazione” di uno di tali rilevatori con appositi strumenti. In contemporanea, presso la postazione di controllo (normalmente collocata presso la portineria), il sistema di segnalazione riporta in automatico la segnalazione di un possibile principio di incendio, con indicazione del punto in cui è stato rilevato (piano e stanza).
Occorre evidenziare che, in questa fase, non è scattato ancora nessun allarme all’interno dell’edificio (e tantomeno nessuna evacuazione!), ma è arrivata solo una segnalazione automatica presso il punto di controllo. Tuttavia, si tratta di una fase fondamentale, durante la quale è di primaria importanza la comunicazione che deve instaurarsi tra chi riceve la segnalazione al punto di controllo e gli addetti all’emergenza che si trovano al piano da cui proviene la segnalazione, che al momento sono ancora ignari dell’evento.
Se invece gli addetti all’emergenza del piano interessato dall’evento comunicano in portineria che l’incendio non è gestibile, dalla portineria si attiva l’allarme per l’evacuazione generale dell’intero edificio. Tale allarme generale può partire anche in automatico – senza cioè alcun intervento da parte della portineria – dopo che sia trascorso un certo intervallo di tempo dall’attivazione dell’allarme di piano. La portineria inoltre avvisa i Vigili del Fuoco (o simula la telefonata).
Durante la fase di evacuazione, ad ogni piano gli addetti si attivano per coordinare correttamente la fase di abbandono degli uffici, verificando che per ogni stanza non resti nessuno. Molte criticità si possono nascondere in questa fase, in particolare con riferimento alle persone che non possono abbandonare il piano (es. disabili impossibilitati ad usare le scale), a quelle che risultano introvabili, a quelle presenti in locali normalmente non occupati (es. sale riunioni) ed ai visitatori occasionali.
Durante l’evacuazione il coordinatore dell’emergenza deve avere il quadro completo, piano per piano, delle persone presenti, evacuate, rimaste al piano o disperse. Tale riscontro avviene attraverso la consegna da parte degli addetti di specifici moduli con le informazioni in questione, che avviene dopo aver condotto i lavoratori di cui si ha la responsabilità presso il punto di raccolta individuato all’esterno dell’edificio.
Alla fine dell’esodo il coordinatore dichiara conclusa la prova, chiedendo agli addetti alla manutenzione lo spegnimento dell’allarme, ai lavoratori il rientro negli uffici ed agli addetti alle emergenze di riunirsi per un breve incontro di riesame dell’accaduto.
Ricordiamoci che la sicurezza è un ombrello sempre aperto su una pioggia di rischi spesso non curati!