“Ahia! Che mal di schiena a fine giornata!” è la frase che accomuna un po’ tutti, da chi sta a casa a sistemare le faccende domestiche e chi va a lavoro, chi sta tanto in piedi o tanto seduto. Distribuiamo malamente la tensione sul nostro corpo con conseguenti indolenzimenti muscolari diffusi.
Esistono quindi delle tecniche di rilassamento ma a prescindere da quale uno decida di adottare è importante che siano sempre presenti.
Tali elementi sono quattro:
– Una situazione o un ambienti di quiete e privo di interferenze;
– Una parola, una frase o un suono che possa essere ripetuto diverse volte;
– Un atteggiamento passivo, utile a trascurare i pensieri distraenti che possono intromettersi nella coscienza
– Una posizione comoda.
Le tecniche di rilassamento che prenderemo in considerazione negli articoli di Sfera Ingegneria sono: il rilassamento muscolare, il training autogeno, la respirazione addominale, la visualizzazione, l’autoipnosi, la meditazione, il biofeedback e l’esercizio fisico.
Partiamo quindi dal rilassamento muscolare progressivo che fu ideato dalla psicanalista Edith Jacobson nel 1938. Jacobson ipotizzò l’esistenza di una connessione tra stimoli emotivi e grado di tensione muscolare.
L’obiettivo del rilassamento è quello di ridurre le tensione residua che permane nei muscoli quando il soggetto, non allenato al rilassamento, si mette a riposo. Eliminare la tensione significa, infatti, oltre che riportare il soggetto alla calma anche consentirgli di utilizzare il riposo come momento di intenso recupero energetico.
In cosa consiste il metodo? Nel tendere e nel rilassare alternativamente vari gruppi muscolari fino a quando non si riesce a raggiungere volontariamente uno stato di rilassamento muscolare profondo.
Occorrono diverse fasi per raggiungere questo risultato: l’allenamento a percepire la tensione e la distensione muscolare tramite diversi esercizi (tensione, localizzazione della tensione, distensione e apprezzamento della distensione), l’allenamento a percepire le sensazioni che danno i muscoli quando non sono né completamente distesi né completamente contratti, l’allenamento a percepire la tensione e la distensione mentale.
Rilassarsi volontariamente è un po’ come praticare uno sport: ci vuole esercizio perché riesca!
Per applicare efficacemente questa tecnica occorre innanzitutto trovare un posto confortevole, dove non si venga disturbati né distratti e dove va trovata una sistemazione comoda. La superficie su cui fare esercizi per imparare a rilassarci completamente non deve essere né troppo dura né troppo morbida: in breve non deve né essere scomoda né indurre il sonno.
L’abbigliamento? Piedi scalzi e vestiti comodi.
La posizione? Tutti a pancia in su e, per garantire la comodità di tale posizione, possono essere utilizzati piccoli cuscini da sistemare dietro il collo o sotto le ginocchia.
Qual è però la cosa più difficile? È l’allontanamento dei pensieri che potrebbero disturbare la nostra concentrazione.
Una volta pronti e “calati” in un’atmosfera rilassante: stringete il pugno della mano destra per dieci secondi e cercate di capire le sensazioni di tensione associate a questa contrazione. Rilasciate la tensione e sentite la pesantezza del braccio rilassato. L’esercizio poi va ripetuto per tutte le zone del corpo: braccia, spalle, schiena, torace, addome, bacino, cosce, polpacci, piedi per giungere poi al collo, alla gola, al viso, agli occhi e alle mascelle.
Per ottenere un buon rilassamento l’ingrediente principale è la costanza esercitandosi almeno mezzora al giorno tutti i giorni per minimo un mese.