Solo di pochi giorni fa (fra il 4 ed il 6 di settembre) la notizia di tre furgoni rubati nel comune di Milano con il logo di una nota azienda di logistica su strada del panorama italiano.
L’allarme è stato fatto scattare per la particolarità dei mezzi. Infatti, dato gli ultimi accadimenti, è stato evidenziato come mezzi di piccole dimensioni come quelli trafugati di recente siano diventati una delle armi preferite dei “killer” (detti lupi solitari o radicalizzati in cellule terroristiche). Secondo il questore di Milano, Marcello Cardona, deve crescere l’allarme terrorismo, mentre secondo il ministero dell’interno resta l’allerta2. A tal proposito il ministro dell’Interno Marco Minniti, ha recentemente presentato al Viminale il nuovo piano antiterrorismo per prevenire attacchi da parte di foreign fighters o di cellule radicalizzate.
Sono state rese note anche le cifre dei controlli effettuati in Italia subito dopo l’attentato di Barcellona: nei tre giorni fra il 28 e il 30 agosto sono state controllate 32mila persone di cui 5mila stranieri e sono stati controllati oltre 27mila furgoni (con un sequestro dei mezzi pari a 157).
Nessun allarmismo ma neanche sottovalutazione dei rischi: il ministro ha infatti chiesto alle Forze Armate di tenere elevato il livello di vigilanza, rafforzando sul territorio le misure di sicurezza a protezione degli obiettivi ritenuti più a rischio, soprattutto nei luoghi turistici che registrano particolare affluenza di persone.
Oltre ad un forte presidio di Militari nelle zone e nei punti sensibili all’ingresso di manifestazioni pubbliche, è stata fatta la scelta di inserire un filtraggio mediante il posizionamento di barriere “new jersey” per la chiusura delle strade. Questa soluzione accresce notevolmente la protezione da eventuali attacchi terroristici ma al tempo stesso limita la gestione degli accessi dei mezzi di soccorso.
Volendo intervenire con una protezione collettiva contro i furgoni-terroristi in tutta Italia non è possibile pensare di risolvere il problema mettendo delle fioriere (sicuramente estetiche e di minor impatto visivo): come possiamo far entrare in quella zona di filtraggio dove è stata posta una barriera fissa un’ambulanza dedita a effettuare un servizio di emergenza?! O piuttosto un’autobotte dei VVF?!
Sarebbe più funzionale la scelta di pilomat automatici o road blocker con telecomando di apertura consegnato a soccorsi dal momento che non è possibile secondo nessuna normativa o dispositivo di legge italiano utilizzare come negli stati uniti le Bande Chiodate.
Ma in caso di un evento terroristico cosa dovremmo fare?
Le persone dovranno per quanto possibile mantenere la calma e non condizionare i comportamenti altrui con isterismi e urla. Piuttosto dovranno raggiungere, valutando con le autorità competenti, il Punto di Raccolta più vicino. In questi casi le autorità provano in situazione di crisi a organizzare un cordone dedito alla rapida evacuazione delle aree colpite liberando il passaggio ai soccorritori.
Si consiglia inoltre di non affacciarsi alle finestre per curiosare e di spostarsi dalle porzioni del locale allineate con finestre esterne o che siano sottostanti oggetti sospesi (lampadari, quadri, altoparlanti, ecc.) e concentrarsi in zone più sicure (ad esempio tra la parete delimitata da due finestre o sulla parete del locale opposta a quella esterna).
L’A.P.A. (Associazione Psichiatrica Americana) ha fornito un elenco di cinque strategie utili per costruire la resilienza (abilità a reggere lo stress e l’incertezza che derivano dall’esposizione a fatti e situazioni sconvolgenti salvaguardando la propria integrità e il proprio benessere psicofisico) dedita ad affrontare in modo appropriato eventi traumatici, come un attentato terroristico. La resilienza non è una caratteristica di cui si è dotati naturalmente ma essa, a detta degli psicologi, può essere allenata.
Un percorso di maturazione che richiede l’approfondimento di 5 aspetti:
1. Prendersi una pausa dalle notizie
Continuare a seguire gli aggiornamenti sugli attacchi può contribuire ad aumentare lo stress. È normale voler essere informati, soprattutto se c’è la possibilità che siano coinvolti dei cari, ma ogni tanto è preferibile prendersi una pausa. Inoltre è necessario limitare il livello d’esposizione alle notizie dei bambini ed essere pronti a rispondere alle loro domande riguardanti il come e il perché di certe tragedie.
2. Mantenere la giusta prospettiva
Per quanto gli attentati terroristici accadano, essi sono estremamente rari. Può essere utile ricordare che ci sono agenzie e istituzioni militari che hanno il compito di preoccuparsi della sicurezza nazionale e di evitare che certi eventi si verifichino.
3. Avere un piano
Essere pronti per una potenziale emergenza fa sentire preparati e in controllo degli eventi inattesi. Stabilire, con amici e familiari, un piano chiaro e semplice di come mantenersi in contatto in caso di situazioni critiche può aiutare a gestire le emozioni durante questi avvenimenti. Può servire, inoltre, preparare in anticipo una lista di oggetti da prendere in caso sia necessario fuggire.
4. Aiutare gli altri
Essere altruisti nel momento del bisogno può essere utile, da un punto di vista psicologico, per affrontare la situazione in modo misurato e consapevole. Opportunità di volontariato sono sempre disponibili, a prescindere dalla prossimità con la zona dove è avvenuto l’attacco.
5. Stabilire dei contatti
È importante mantenere reti e attività sociali. Le relazioni con amici e parenti possono aiutare a ristabilire un senso di normalità e forniscono un’occasione preziosa per condividere sentimenti e alleviare lo stress.