Quando pensiamo alla tecnologia, in particolar modo in questo periodo in cui siamo in mood regali e liste dei desideri, pensiamo soprattutto a quella che riempie maggiormente le nostre giornate: smartphone e iPhone, televisori, tablet… o, se vogliamo andare su oggetti più ingombranti, pratiche lavatrici o automobili dalla fulgida carrozzeria.
Ma l’industria 4.0 copre un ventaglio di prodotti molto più ampio e fra questi un posto tutt’altro che marginale è ricoperto dagli strumenti per migliorare la sicurezza sui luoghi di lavoro… e non solo. Il settore è in tale crescita che esistono già fiere di settore internazionali dedicate a robotica e smart automation, come la fiera AUTOMATICA di Monaco: iniziative che mostrano come viene sviluppata e gestita la sicurezza di macchine e impianti in relazione al progresso tecnologico in atto, come è applicata sia a livello nazionale che internazionale e su cosa stanno lavorando aziende ed enti di ricerca per il futuro.
E mentre lanciamo un sentito ringraziamento per tutti quei professionisti che si impegnano nello studio dell’ergonomia degli strumenti di lavoro invece che di quella dei bastoni per i selfie, proviamo ad immaginare come evolverà la sicurezza del futuro grazie a simili ricerche.
È facile supporre che gli incidenti diminuiranno, grazie a macchinari sempre più dotati di misure di prevenzione infortuni e sempre più semplici da utilizzare dal lavoratore, ma anche grazie a DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) maggiormente pratici, che non diano l’immediata impressione (e spesso sensazione) di essere terribilmente scomodi, con la conseguenza – spesso tragica – di non essere indossati.
La case automobilistiche già da tempo stanno lavorando su funzioni di frenata automatica e di “intervento” in caso di palpebra calante… anche se quest’ultima purtroppo non prevede la fuoriuscita dal cruscotto di cappuccino e brioche.
L’uso del casco può essere incoraggiato dall’impiego di materiali leggerissimi ma estremamente resistenti, come previsto dall’ultima invenzione della Carbon Dream di Tavarnelle (FI) che ha presentato un casco in tessitura di nanotubi al carbonio.
Ma la diminuzione del numero di infortuni (o peggio) non è l’unica conseguenza positiva dell’evoluzione tecnologica. Migliorando l’ambiente e le condizioni di lavoro, le macchine del futuro potrebbero agevolare l’inserimento nel mondo professionale di soggetti disabili, così come consentire a quei lavoratori “con qualche primavera in più” che svolgono compiti usuranti di mantenere il proprio ruolo, se desiderato.
Certo, prima che simili dispositivi diventino di uso comune nella maggior parte delle aziende dovrà passare ancora parecchia acqua sotto i ponti, ma ogni ricerca e iniziativa volta a tutelare la nostra salute e la nostra sicurezza è sicuramente da incoraggiare e sostenere.
Se poi, in ottica di wellness aziendale, queste macchine del domani oltre a proteggerci volessero intervenire sul nostro stress facendoci un massaggio a metà turno o offrendoci un cioccolatino, di sicuro non diremo di no… Dopotutto chi siamo noi per opporci al progresso?