L’annegamento, secondo i dati forniti dal Ministero della salute, costituisce una delle cause maggiori di morte, soprattutto per i bambini compresi tra 1 e 5 anni di età. Nei paesi dell’Unione Europea, su circa 7.000 morti l’anno durante attività sportive, l’80% dei casi è relativo all’attività del nuoto con casi di annegamento. Nelle piscine, specie in quelle private, è fondamentale saper effettuare un rapido intervento in modo tale da aumentare le probabilità di sopravvivenza.
L’esecuzione rapida e immediata della rianimazione cardiopolmonare (RCP) nei bambini con soffocamento da immersione può evitare danni cerebrali permanenti. Bisogna ricordare che intervenire quando l’annegamento è già iniziato significa il più delle volte intervenire tardi: il bambino perde coscienza in un paio di minuti e il danno cerebrale diventa irreversibile in appena 4-6 minuti.
Un altro aspetto molto importante è quello di garantire e mantenere una corretta qualità dell’acqua ai fini sanitari; nelle piscine pubbliche l’affollamento dei bagnanti ha una forte valenza igienico-sanitaria e di sicurezza, pertanto sono stati stabiliti valori massimi di affollamento in relazione alla superficie delle vasche e al tipo di attività che vi si svolgono:
Tali valori sono utili a garantire che il carico inquinante dovuto alle attività in acqua si mantenga entro i limiti della potenzialità dell’impianto e che l’attività natatoria possa svolgersi nel rispetto delle esigenze di sicurezza e di sorveglianza degli utenti.
Per quanto riguarda la sicurezza, il responsabile della piscina deve: