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24 Agosto 2016Quando le vacanze sono lontane o la stagione non lo consente, ma la voglia di avere la pelle abbronzata è comunque forte, ci sono a nostra disposizione alcune soluzioni che spesso non conosciamo fino in fondo.
Le lampade solari sembrano essere il metodo più veloce e naturale per essere abbronzati tutto l’anno o, addirittura, per preparare la pelle alle vacanze estive: ma siamo sicuri che dietro a questo beneficio estetico, non vi siano maggiori e peggiori rischi per la nostra salute?
Il solarium, termine che deriva dal latino “sol-solis”, sole – luogo soleggiato, è un impianto tecnico che si serve dei raggi ultravioletti composti da raggi per lo più UVA per irradiare il corpo umano a scopi terapeutici o per indurre un’abbronzatura artificiale.
COSA SONO I RAGGI ULTRAVIOLETTI?
I raggi ultravioletti (RUV) sono radiazioni elettromagnetiche che non vengono percepite dall’occhio umano, si differenziano dalla luce visibile per la diversa lunghezza d’onda, espressa in nanometri (nm).
Si distinguono tre tipi di UV, che in funzione della loro lunghezza d’onda, indicata dalla lettera greca lambda (λ), possono penetrare la cute a diversa profondità:
– UV-A, (λ tra 315 – 400 nm), ad alta penetranza nella cute, raggiungono il derma;
– UV-B, (λ tra 280 -315 nm), detti anche “eritemali” in quanto provocano eritema (arrossamento cutaneo) nelle persone scarsamente pigmentate, interessano solo l’epidermide;
– UV-C, (λ tra 100- 280 nm), detti “germicidi”, in quanto sono in grado di distruggere i microrganismi.
Gli effetti più pericolosi per gli organismi viventi (induzione di tumori della pelle e cataratta) si hanno per raggi con lunghezze d’onda comprese tra 260 nm e 315 nm.
Per i trattamenti abbronzanti artificiali sono utilizzate due categorie distinte di sorgenti di UV:
– tubi fluorescenti a bassa pressione, in cui lo spettro di radiazione emessa dipende dai fosfori depositati sulla superficie interna del tubo che costituisce l’involucro. Possono avere una percentuale di UVB più alta rispetto alle lampade ad alta pressione;
– lampade ad alta pressione, con potenze decisamente superiori rispetto ai tubi fluorescenti, dotate di filtri idonei per eliminare le lunghezze d’onda indesiderate (UVB, UVC, infrarossi).
Alcune curiosità:
Spesso si pensa che le lampade abbronzanti emettano raggi UV equivalenti a quelli del sole, ma non è così, poiché Le lampade abbronzanti emettono, a seconda dei filtri utilizzati, in genere UV-A in proporzione maggiore e UV-B in piccola quantità, mentre nella luce solare essi sono in proporzioni simili.
Qualcuno crede che i raggi UV-A siano come i raggi UV-B, invece gli UV-A penetrano profondamente nella pelle, danneggiano l’elastina e le fibre di collagene presenti nel derma, con fotoinvecchiamento precoce. Gli UV-B, raggi che ustionano, interessano lo strato più superficiale della pelle e aumentano il numero dei melanociti attivi, con maggior produzione di melanina.
C’è chi crede che i raggi UV–A siano innocui, ma molti articoli scientifici dimostrano una certa pericolosità della radiazione UV-A e la sua capacità di provocare, anche con meccanismi diversi dalla UV-B, effetti biologici ritardati (tumori cutanei).
Qualcuno pensa, invece, che le lampade solari siano sicure perché costruite e controllate dall’uomo, ma qualsiasi tipo di abbronzatura causa danni alla pelle: infatti circa il 50% della popolazione non si abbronza correttamente e dunque si ustiona. Poiché, però, esse emettono pochi UV-B certi fototipi possono non riportare ustioni.
Altri credono che sia meglio, prima di una vacanza, abbronzarsi artificialmente così da non bruciarsi in spiaggia, ma non è così, la pigmentazione ottenuta artificialmente prima delle vacanze al mare non fornisce alla pelle un grado di protezione sufficiente. Infatti il fattore di protezione acquisito mediante i trattamenti estetici con le lampade UV-A è piuttosto modesto.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sconsiglia l’uso artificiale degli UV a scopo estetico per possibili danni cancerogeni.
Se proprio non riusciamo a fare a meno delle lampade solari ecco alcuni consigli su cosa chiedere al nostro estetista (operatore competente):
- di utilizzare apparecchi conformi alla norme CEI, munite di un interruttore a tempo;
- di essere adeguatamente informato sui rischi sanitari derivanti dall’esposizione;
- di indossare occhiali protettivi avvolgenti;
- di limitare la durata della prima seduta per valutare la risposta della pelle;
- di ridurre al minimo il numero delle sedute;
- di rispettare i tempi di esposizione basati sulle caratteristiche delle lampade abbronzanti;
- di non utilizzare prodotti stimolanti l’abbronzatura.
Alcuni soggetti con lesioni cutanee maligne o premaligne, con la pelle danneggiata dal sole o che fanno uso di farmaci sia ad uso locale che generale (es.: antibiotici, antinfiamatori, antipertensivi, antistaminici, contraccettivi orali), devono consultare il medico prima di esporsi alle ai raggi UV emanati dalle lampade abbronzanti.
I medici, comunque, ricordano che la tintarella non ha solo una funzione estetica: dai raggi UV ricaviamo il 90% della vitamina D, una sostanza che ha importanti effetti benefici sull’organismo, che agisce su 4 mila geni e ha un importante ruolo anti-cancro.
Dagli studi effettuati negli ultimi anni, però, è stato dimostrato che la tintarella artificiale non è da demonizzare come da più parti accade in questo periodo. Basta essere consapevoli di quello che si sta facendo e utilizzare le dovute cautele. E’ come prendere il sole in spiaggia: i raggi UV sono gli stessi e non fanno male di per sé. Quello che conta sono i tempi di esposizione: la qualità dei raggi UV artificiali e naturali non cambia”. Il problema delle lampade abbronzanti sta semmai nel fatto che nei solarium di ultima generazione i raggi UV possono arrivare a quantità anche 9 volte superiori a quelle contenute nella luce solare dell’Equatore a mezzogiorno. Eppure di per sé la lampada non è da buttare: un gruppo di scienziati norvegesi promuove addirittura i lettini solari per fare il pieno di vitamina D. Per questo l’oncologo non è d’accordo con la decisione dell’International Agency for Research on Cancer (Iarc) di inserire i raggi Uv nella lista nera dei fattori di rischio di primo livello (certi) per i tumori. “Accostare il sole all’amianto o al fumo non è a mio avviso, corretto”.
Quindi sole e solarium fanno entrambi bene alla nostra salute, ma per ottenere effetti benefici ricordiamoci di esporci ai loro raggi con moderazione!