Le nuove tecnologie, ormai parte integrante nel modo di comunicare, cooperare, relazionarsi agli altri durante la nostra vita quotidiana, hanno provocato impatti notevoli anche nel mondo del lavoro.
E’ indubbio che con la diffusione della tecnologia e, in particolar modo, con la crescente adozione dei computer portatili, sono notevolmente migliorate, sia quantitativamente che qualitativamente, le possibilità di comunicare e scambiarsi informazioni in modo rapido, efficiente e relativamente economico. Ciò ha significato anche l’apertura a nuove modalità di lavorare come, per esempio, il telelavoro.
Ma cosa si intende per telelavoro? Il telelavoro, che può essere sia autonomo che dipendente, prevede l’utilizzo di strumenti informatici e telematici (telefono, fax, computer, connessione Internet) per svolgere l’attività che di solito viene prestata in luogo diverso dai locali aziendali, principalmente presso il proprio domicilio.
Esistono principalmente tre modalità per svolgere il telelavoro:
– Telelavoro domiciliare: il lavoratore opera dal suo domicilio utilizzando il PC, che può essere direttamente connesso alla rete aziendale, oppure vi si può collegare solo per la ricezione e l’invio del lavoro; è previsto anche l’utilizzo di fax o altri strumenti utili per lo svolgimento dell’attività.
– Telelavoro da centro satellite: il lavoratore opera presso una filiale appositamente creata dall’azienda dove sono presenti tutti gli strumenti necessari allo svolgimento delle mansioni (pc, telefono, connessione ad internet ecc.) Si tratta di un distaccamento dove prestano lavoro più telelavoratori e il vantaggio è quello di poter lavorare “in compagnia”.
– Telelavoro mobile: il lavoratore non ha una sede fissa in cui svolge la propria attività, fa uso di pc portatile e di altri strumenti mobili (cellulari, palmari, ecc.). Questa forma di telelavoro è più utilizzata per i lavoratori autonomi o a progetto.
Il lavoratore può gestire in maniera autonoma il suo tempo e il carico da lavoro deve essere il più possibile equivalente a quello dei “colleghi” che si trovano all’interno dell’azienda. Il telelavoratore ha l’obbligo di aver cura degli strumenti di lavoro e di informare tempestivamente l’azienda in caso di guasti o malfunzionamenti delle attrezzature. Spettano ai lavoratori i medesimi diritti dei lavoratori “tradizionali” come il diritto di accesso alla formazione aziendale e i diritti sindacali. Il telelavoro può essere applicato anche nella Pubblica Amministrazione ed è disciplinato dal D.P.R. 70/99 (Riforma Bassanini).
Il telelavoro offre benefici sia ai datori di lavoro che ai telelavoratori. In generale, il lavoratore ha limitati costi di trasporto (automobile, mezzi pubblici) e a volte questi sono addirittura assenti (per chi lavora da casa); ha maggiore flessibilità e autonomia nello svolgimento delle proprie attività; migliora la qualità della sua vita se, grazie a questa tipologia di lavoro, riesce a conciliare meglio i propri impegni personali e familiari. Non dimentichiamo che il telelavoro è anche un’ottima soluzione per le persone disabili. Esistono dei vantaggi anche per il datore di lavoro che riduce i costi legati alla sede di lavoro (es. immobili, mobili, spese di riscaldamento, manutenzione ecc.).
L’inconveniente principale è senza dubbio l’isolamento del lavoratore che, operando dal proprio domicilio, non ha l’opportunità di avere un contatto e una collaborazione diretta con i propri colleghi. Una seconda negatività può essere l’eventuale eccedenza di ore di attività, rispetto ai colleghi che stanno in azienda. Inoltre, i telelavoratori spesso sono penalizzati per l’avanzamento di carriera o in qualche modo “discriminati” rispetto agli altri. Infine,1 in Italia non esiste ancora una legislazione organica e dettagliata sul telelavoro e questo può determinare difficoltà nell’instaurare corretti rapporti di lavoro.