RIFIUTI: RECUPERO E SMALTIMENTO OLI ESAUSTI

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Gli oli esausti rappresentano alcuni tra i rifiuti più difficoltosi all’interno dei processi di recupero e smaltimento dei rifiuti urbani e speciali. Difatti l’olio esausto è un liquido altamente inquinante che non è biodegradabile e non è organico, quindi se disperso in acqua forma un strato dello spessore dai 3 ai 5 centimetri che impedisce ai raggi solari di penetrare causando ingenti danni all’ambiente. Inoltre se raggiungesse le falde sotterranee renderebbe la stessa acqua non potabile, arrecando problemi di funzionamento ai depuratori.

Gli oli esausti sono rappresentati da oli chiari delle industrie, oli scuri che derivano soprattutto dalle macchine e contengono, quindi, metalli e residui di combustione e ossidati e oli esausti solubili come olio vegetale per frittura.

La struttura degli oli alimentari viene modificata dopo la frittura, l’olio viene ossidato e assorbe le sostanze inquinanti dalla carbonizzazione dei residui alimentari. Ancora oggi, una minima parte della popolazione italiana si preoccupa di effettuare in casa uno “stoccaggio” dell’olio di frittura prima della raccolta e del conferimento alle apposite “isole ecologiche” di cui quasi tutte le città sono ormai dotate.

Il ritiro degli oli esausti consente di riciclare l’olio che può essere riutilizzato in campo industriale per la produzione di lubrificanti, bio-diesel, tensioattivi e saponi.

Anche gli oli chiari e gli oli scuri sono soltanto in parte biodegradabili e versati nelle fognature causano un inquinamento, in quanto riducono l’ossigeno disponibile per pesci e alghe. La loro combustione incontrollata inquina ugualmente generando emissioni e residui dannosi per l’ambiente. Gli oli chiari provenienti delle industrie sono facilmente rigenerabili usando un processo di purificazione come il filtraggio e/o la centrifuga; mentre gli oli scuri, come l’olio motore, sono particolarmente pericolosi in quanto pieni di metalli pesanti e altre sostanze inquinanti.

In base alle caratteristiche qualitative dell’olio usato, il prodotto raccolto può essere sottoposto al trattamento di rigenerazione, combustione e termodistruzione. La rigenerazione consiste nell’ottenere nuove basi lubrificanti con le stesse caratteristiche delle basi ricavate dalla raffinazione del petrolio. Da un chilo e mezzo di olio usato si ottiene un chilo di olio base. Ma dalla rigenerazione si ottengono anche altri prodotti petroliferi quali il gasolio, l’olio combustibile ed il bitume. Quando l’olio raccolto è riutilizzabile, ma non rigenerabile, è sottoposto al processo di combustione, prevalentemente eseguito nei cementifici, impianti in grado di sfruttarne il potere calorifico, nel rispetto dei limiti di legge sulle immissioni in atmosfera.

Gli oli usati che non possono essere né rigenerati né inviati alla combustione, perché presentano parametri fuori specifica, in alcuni casi vengono inviati ad impianti di trattamento che, attraverso dei processi fisici e/o chimici, sono in grado di far rientrare le caratteristiche della frazione oleosa entro i limiti, per cui si può poi procedere al suo recupero inviandolo alla rigenerazione o alla combustione.

Nel caso in cui le caratteristiche dell’olio non consentano né la rigenerazione né la combustione né il trattamento, il prodotto viene inviato agli impianti di termodistruzione, dotati di sistemi di abbattimento delle emissioni ancora più severi.

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