I TRE PARADIGMI DELLA PREVENZIONE – PARTE 1

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Nelle prossime tre settimane affronteremo il concetto di prevenzione dal quale è stato possibile ricavare differenti idee, basate su differenti concezioni di infortunio: queste prendono il nome di paradigmi.

Si possono distinguere 3 tipi di paradigmi: paradigma tecnicistico, paradigma comportamentale, paradigma organizzativo; quest’ultimo include e coordina i primi due in una visione più dinamica e articolata, includendo alcuni elementi fondamentali e introducendo l’elemento determinante di tale organizzazione. I primi due paradigmi, molto simili tra loro, sono strettamente connessi perché entrambi partono dallo stesso presupposto, ovvero che l’infortunio possa essere descritto come un percorso lineare che permette ai pericoli di trasformarsi in rischi e quindi in eventi dannosi attraverso una sequenza ordinata di eventi.

A questo punto possiamo dare una breve introduzione del concetto che sta alla base dei primi due paradigmi che saranno poi affrontati in maniera dettagliata nel prossimo articolo.

La principale differenza che li distingue è che nel paradigma tecnicistico per interrompere la sequenza di tali eventi è sufficiente adottare delle barriere tecniche che, se idoneamente realizzate e mantenute in efficienza, possono impedire l’infortunio: in tal caso il contributo umano è considerato passivo, al quanto inaffidabile. Il secondo paradigma, invece, si basa sull’elemento comportamentale e quindi la sequenza di eventi che conduce all’infortunio potrà essere interrotta solo determinando un comportamento idoneo del personale.

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