Oggi andremo a parlare in maniera più approfondita dei concetti che stanno alla base del paradigma tecnicistico che pone al centro della questione le condizioni tecniche e oggettive dell’ambiente fisico di lavoro.
Tale approccio si basa sulla concezione che l’evoluzione del pericolo in rischio è dovuta da insufficienti protezioni di tipo tecnico, infatti solo intervenendo sulle condizioni fisiche dell’ambiente di lavoro si possono creare barriere tra il pericolo e il danno. La conseguenza di tale visione è che l’attività di prevenzione consiste nell’attuazione e definizione di dettagliati standard tecnico-realizzativi in grado di costituire un riferimento per determinare le condizioni di sicurezza in qualsiasi condizione di rischio. L’approccio su cui si basa tale paradigma è definito di “comando e controllo”, cioè una volta compiuto lo sforzo di definire uno standard di riferimento (“comando”), si tratta soltanto di rispettarlo e con ciò di essere “conformi” allo standard per fare prevenzione. Inoltre, per chi deve valutare la conformità il giudizio viene espresso confrontando la realtà specifica allo standard di riferimento ad esso pertinente (“controllo”).
Perché il paradigma funzioni è necessario che venga definito uno standard di riferimento per qualsiasi condizione di pericolo relativo a qualsiasi situazione operativa, quindi si presuppone che tali standard siano costantemente aggiornati, adattandolo alle specifiche condizioni lavorative. Si presenta così lo svantaggio correlato a tale osservazione cioè quello di essere un modello che si limita al solo standard di riferimento e non in grado di prendere in considerazione situazioni nuove, non previste, oppure particolari o in costante e rapida evoluzione.
Un altro svantaggio è che considera l’elemento umano come irrilevante, infatti nella sua visione “tecnicistica” la componente umana non viene presa in considerazione perché ritenuta portatrice di una sostanziale sfiducia nelle capacità di fronteggiare i rischi.