I TRE PARADIGMI DELLA PREVENZIONE – PARTE TRE

“ASPETTANDO ILS17…LA FONDAZIONE LHS”
29 Marzo 2017
L’ALTRA FACCIA DEL BOTULINO
31 Marzo 2017
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Il paradigma comportamentale pone al centro della questione il comportamento umano, operando su di esso è possibile ottenere le prestazioni di sicurezza desiderate. Il modello teorico su cui si basa tale paradigma è quello di H.W. Heinrich:

“L’88% degli infortuni hanno la propria causa nel comportamento non sicuro delle persone”

Le condizioni tecniche e oggettive dell’ambiente fisico di lavoro su cui si basa il paradigma tecnicistico passano in secondo piano o addirittura vengono totalmente ignorate nel paradigma comportamentale che pone al centro della questione l’uomo e le sue risorse; il soggetto viene visto come egli stesso protagonista delle attività di prevenzione, attivo e partecipe nel contesto lavorativo.

In tal caso abbiamo una visione del tutto individualista della prevenzione poiché si sottovalutano gli aspetti oggettivi dei pericoli presenti nel contesto lavorativo e si enfatizza l’elemento umano, considerandolo la causa principale dell’incidente/infortunio; tale focalizzazione sul soggetto può portare alla sua colpevolizzazione.

Possiamo concludere dicendo che se l’errore umano è inevitabile allora gli infortuni sono inevitabile e ciò costituisce un freno al concetto di miglioramento continuo; tuttavia non è possibile eliminare l’elemento umano, in quanto esso è implicito nelle fasi di decisione, realizzazione, installazione e manutenzione di qualsiasi elemento tecnologico o ambiente di lavoro. L’uomo è, infine, definito come l’elemento attivo della prevenzione, costituendo una riserva inesauribile di risorse e intelligenza.

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